Extrema Ratio by Michele Rocchetta

Extrema Ratio by Michele Rocchetta

autore:Michele Rocchetta [Rocchetta, Michele]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788898452828
editore: Epoké
pubblicato: 2020-06-14T22:00:00+00:00


Capitolo diciassettesimo

Regno del Sud, Basilicata settentrionale

Giorno 7 – Ore 13:35

I due veicoli procedevano sulla strada malamente asfaltata. Il manto era danneggiato, qua e là, e obbligava i conducenti a frenate e repentini cambi di traiettoria per non finire dentro le grosse buche che spuntavano all’improvviso.

L’Opel Saetta precedeva il furgone Skoda di qualche centinaio di metri. Alberto, Gordias e Demetrios facevano da apripista cercando di valutare i possibili pericoli per i compagni che seguivano con il carico. Georges e Angelos avevano mimetizzato la grossa cassa tra il materiale da costruzione, i teli e le funi.

Viaggiavano con le armi al fianco, coperte da stracci, ma pronte all’uso. Georges, guidando, allungò la mano a saggiare la confortante presenza della Colt che si era procurato nell’armeria della base di Cefalonia. Angelos teneva sulle ginocchia un mitra Sten privato del calcio per renderlo più maneggevole. Sbuffò.

– Che c’è? – Domandò Georges.

– Niente di particolare.

– Preoccupato?

– No. Ma non mi sento bene lontano dalla mia terra.

– Pensa che io non sono quasi mai sulla mia terra.

Angelos non parve aver sentito l’ultima frase di Georges. – Non ho mai combattuto fuori dalla Grecia. Non sono mai stato interessato a combattere per combattere. Ho sempre lottato per la mia terra.

– Capisco.

– Davvero? Capisci davvero? – Chiese il greco, non senza una vena di sarcasmo.

– Almeno ci provo.

– È già molto. Spesso, quando si lotta per la propria patria, si commettono azioni poco pulite.

– Ne sono consapevole. È capitato anche a me.

– Sai perché non posso rientrare a Creta?

Georges scosse la testa.

– Sono stato vittima di un accordo tra i governi; io come tanti altri.

– Spiegati meglio, se ne hai voglia.

Angelos accese una delle sue sigarette senza filtro. Il fumo dall’aroma pesante invase l’abitacolo e i due uomini, quasi simultaneamente, aprirono i deflettori.

– Alla fine della guerra, quando i Tedeschi si ritirarono dall’Isola, arrivarono gli Inglesi. Belli. Con le loro divise bianche, i pantaloni corti e l’occhiata che cade dall’alto, anche quando sono più bassi di te. Come cambio non fu del tutto vantaggioso. Oh, certo, gli Inglesi non ci deportavano, non ci ammazzavano alla luce del sole, ma non eravamo nemmeno in guerra, non ancora. Non ci trattavano da uomini.

– È un atteggiamento che ho già sentito raccontare.

Angelos annuì. – Si comportavano da padroni. In casa nostra! Non era tollerabile. Non abbiamo avuto paura dei Turchi, quando ci hanno invaso, non avevamo certo paura degli Inglesi. Gli occupanti passano, è nella loro natura, i cretesi restano. Se ogni albero resta saldo sulle sue radici, il bosco non muore.

Georges continuava a guidare, taceva e ascoltava.

– Cominciammo a protestare. Prima con articoli sui giornali, poi manifesti e volantini; spesso organizzavamo comizi nelle piazze, visto che molti di noi erano analfabeti. Loro ci chiusero le tipografie, arrestarono quelli che trovavano ad appendere i nostri proclami e dispersero i manifestanti. Poi vollero provare a introdurre l’insegnamento obbligatorio dell’inglese nelle scuole e chiusero l’Università a Iraklion.

– Voi, però contrabbandavate armi in Palestina e rifornivate i combattenti dell’Elas, il fronte combattente del partito comunista greco.



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